Quindi come gestire anche una casa di produzione cimetografica e video!
Sì, non ho sbagliato a scrivere il titolo! Permettetemi il gioco di parole ma è il “Come” che fa la differenza, perché “Gestire un’azienda con successo” è ciò che porta un’azienda al successo!
Vediamo se raccontandovi la mia esperienza riesco a farvi entrare nel mio Come e nei miei Perché!
Partiamo dunque dalla fine, ovvero da quello che 🙂 con mio sommo piacere ho verificato: un’avveduta gestione porta ad uno stato psicofisicottimale chi la gestisce; i propri collaboratori godranno del riflesso positivo della tua condizione, essendo felici a loro volta e generando un ambiente che si autoalimenta in questa direzione; non perderai tempo e soprattutto non dovrai più dire “Ho troppo da fare e poco tempo” oppure “Ci vorrebbero giornate di 48h”: è solo questione di comprendere come far combaciare le tesserine del puzzle!
Ottimizzare il come lavori migliorerà anche la tua vita fuori dall’ufficio coi relativi benefici; ponendoti obiettivi mirati, relazionerai ad essi tutta una serie di azioni strategiche da monitorare e verificare, ottenendo risultati in modo consapevole.
Immagino che vi sia sorta spontanea la domanda del perché ho scritto questo articolo che tratta di gestione aziendale sul mio blog che parla di cinema video e fotografia…
… si pensa sempre erroneamente che chi fa il nostro mestiere (regista, film maker, direttore della fotografia, fotografo, montatore,sceneggiatore etc.) sia solo un’artista, un creativo, ma non è solo questo, o per lo meno non sempre.
Sì, è vero, ogni singola professionalità legata al mestiere del cinema porta con se una dimensione bella, appassionante e, concedetemelo, a tratti invidiabile. Ma questo sale che dà vita è comune a tutti i lavori, in cui il senso di responsabilità prende a braccetto la passione e il talento: il come che fa la differenza!
Vi svelo un “segreto”, posso? In verità il nostro lavoro non è diverso da quello di tutti gli altri ha parti divertenti ed emozionanti e tanti altri aspetti più duri e faticosi, quelli di routine, per nulla stimolanti, che fanno un po’ atrofizzare la creatività… e questa è una situazione da affrontare perché la componente artistica è fondamentale!
Quello che faccio difficoltà a comprendere è il perché il nostro settore non ha ancora acquisito la giusta autorevolezza. Perché chi si rivolge a noi anche per una semplice consulenza, lo fa dando per scontato che sia a titolo gratuito e non comprende che i costi di gestione di attrezzature, risorse umane e spazi sono presenti così come quando ci si reca da un dentista o un idraulico?
(https://www.youtube.com/watch?v=sd5mHHg1ons)
L’idea che mi sono fatto in questi anni è che il motivo principale sia da attribuire al fatto che le persone vivano il film sotto l’aspetto del divertimento. Non appartenendo agli “addetti ai lavori” non si rendono nemmeno conto di quello che a me piace definire il “laboratorio artigianale” che sta dietro le quinte.
Scusate se sono uscito in parte dal tema principale dell’articolo, ma era importante sottolineare questo aspetto per due motivi: per fare bene questo lavoro bisogna prendersene cura facendo riferimento al modello di gestione d’impresa;
non si può fare questo mestiere considerandolo un hobby
Ma cosa vuole dire considerare il nostro lavoro come un’impresa?
Vuole dire dimensionare le attività interne avendo ben chiari gli obiettivi, vuol dire organizzare il proprio lavoro in maniera molto strutturata e, soprattutto, calare questo modello nella realtà apparentemente ingestibile e governata dall’imprevedibilità che fa parte della nostra indole creativa.
Sembra impossibile?
Appunto, sembra! Invece non solo è possibile, ma anzi è necessario se non volete mandare in malora la vostra salute, la vostra famiglia, i vostri affetti e il vostro percorso professionale: una casa non si fa senza le fondamenta!
Non fraintendete.
Non sto dicendo che bisogna togliere l’anima e la magia al nostro bel mestiere, non possiamo né dobbiamo zittire noi stessi.
Si tratta solo di creare spazio ad entrambi questi aspetti cosicché, da un lato, l’anima non sia sopraffatta dalle scadenze e dagli impegni che nulla hanno a che fare con il mondo creativo e, dall’altro, la parte di gestione e controllo non faccia flipper nel momento in cui l’elemento creativo vive i suoi tratti di imprevedibilità.
Ed eccoci arrivati al nocciolo della questione: il perché di questo articolo. Sto scrivendo motivato da un’esigenza personale, in quanto da settembre da art director della Sine Sole Cinema sono diventato amministratore unico.
Sono sincero questa cosa ha rivoluzionato notevolmente la mia organizzazione quotidiana.
Mi sono dovuto immergere in una serie di problematiche che prima d’ora avevo “agilmente” schivato: bilancio, ordine, ufficio, contratti sono sempre stati considerati da me “materia urticante”.
Invece ho scoperto ben altro!
Prima di tutto che fare l’imprenditore può essere un lavoro molto creativo e stimolante e poi, che nonostante pensassi di aver esaurito le ore possibili del giorno, paradossalmente, ho aumentato le cose da fare e ho ridotto le ore di lavoro giornaliere: incredibile vero? Eppure lo sto vivendo!
Quindi… qual è il mio come nel gestire bene l’azienda?
Ho imparato ad organizzarmi in maniera funzionale. Da dove si parte? Dal proprio tempo: io fino ad un anno fa lavoravo senza sosta alzandomi presto al mattino e andando a letto sempre più tardi, portandomi il lavoro a casa e avendo sempre la sensazione che qualcosa rimaneva indietro, che mi ero dimenticato qualcosa, che non avevo fatto tutto.
Ma di fronte a questo cambio di gestione mi sono detto: “Ho esaurito le ore disponibili! Mi alzo alle 4:30 di mattina, faccio sempre tardi la sera, svolgo il lavoro di dieci persone e ora devo aggiungere ancora cose da fare… se continuo così impazzisco… e quindi cosa fare?
Ho deciso! Ho deciso che io, io che ho sempre vissuto di intuizione e di istinto, io che ho sempre cavalcato da condottiero in prima linea ogni battaglia, sprezzante della salute e con audacia, dovevo darmi una regolata.
AZIONE UNO: Eliminare i computer da casa. Il lavoro d’ufficio finisce quando esco dall’ufficio.
Eliminando i computer a casa mi sono trovato costretto a fare delle scelte importanti: avevo meno ore disponibili da dedicare al lavoro e questo ha determinato una conseguente rivalutazione del principio guida alla base della mia scala di priorità. Essa non poteva più essere determinata dal “cosa voglio fare” ma dal “cosa ho deciso che sia prioritario fare”!
Fino a quel momento la gestione tecnica delle macchine e dei programmi aveva gravato su di me, per cui ho compreso come sarebbe stato opportuno delegare tutto questo aspetto prettamente tecnico (che non aveva alcun valore aggiunto motivato dal fatto che lo facessi io) ad una persona di fiducia.
AZIONE DUE: Darmi degli orari abbastanza fissi ed “umani” (Come faro?!?!?)
La pianificazione oraria connessa alle attività lavorative su base giornaliera, settimanale e mensile con check periodici dei risultati attesi, ha come fine una presa di coscienza di ciò che riesco a fare compatibilmente ai miei ritmi e alle potenzialità del team aziendale. Risultato?
Riesco persino a decidere quando “perdere” tempo… Sì proprio così, ho inserito anche il tempo libero perché ho notato che se la mente non “stacca” e si distrae tutta la parte creativa ne risente… drasticamente!!!!
Infatti il problema più grosso all’inizio è proprio quello di trovare un equilibrio tra lavoro, formazione, tempo libero e famiglia.
AZIONE TRE: Imparare a delegare!
Saper compiere quest’azione è segno di collaborazione col proprio team. Non è facile fidarsi ma questo apre al confronto e soprattutto si ha un feedback spontaneo che permette di rendersi conto se la struttura aziendale funziona e ha basi ben salde.
Lo so, è difficile per tutti quelli che fanno questo mestiere, ma imparare a delegare è molto importante. Naturalmente per chi viene da esperienze di set è facile comprendere come su un film la cosa fondamentale è che l’ingranaggio funzioni bene. Trasposto alla realtà aziendale così come mi devo poter fidare della troupe, in cui è insito il rispetto delle gerarchie, così nell’impresa i collaboratori assumono un ruolo determinante nella misura in cui riesco a creare un equilibrio positivo di confronto, responsabilizzazione e crescita.
Un film è un film, una bolla momentanea ed eccezionale dove i ritmi di vita comune sono celeri, gli intenti molto forti e i tempi tendenzialmente stretti. É palesemente qualcosa di diverso dalle relazioni che si costruiscono nel quotidiano in una prospettiva a lungo termine.
AZIONE QUATTRO: Ho cercato di costruire una macchina aziendale in grado di darmi sicurezza in termini di efficienza ed efficacia al punto tale da liberarmi la mente dal costante pensiero di “dover ricordare che…”
Penso che portare avanti un’azienda non sia poi così diverso dal gestire un set. Bisogna solo non perdere mai di vista l’obiettivo, il fine che si vuole perseguire e la via da intraprendere per raggiungerlo. È appagante saper motivare le persone per ottenere risultati, ma ancor più bello è percorrere la strada assieme a quei collaboratori scelti accuratamente.
Ma come? Funziona col pilota automatico? No, non è certamente questa la soluzione. Non è interessante. Quello che invece si può fare, è rendere semplici le tante operazioni complicate e complesse cosicché non generino più in noi angoscia e diventino naturali. É un po’ come imparare a camminare: se ci pensiamo su la quantità di azioni che dobbiamo fare per muoverci sulle nostre gambe è altissima (muscoli, equilibrio, riflessi etc.), ma lo facciamo con semplicità perché abbiamo imparato degli automatismi che ci vengono spontanei.